L'evoluzione della storia ci ha portato ad essere
testimoni, e
oggettivamente più di rado protagonisti, di
cambiamenti epocali che influenzeranno per un
lungo periodo a
venire le matrici di sviluppo delle relazioni
internazionali.
Una volta fatta questa premessa deve essere posta
la giusta
attenzione su un aspetto spesso tralasciato per
una serie di
fattori e circostanze: il ruolo che la criminalità organizzata,
nelle sue diverse forme, peculiarità assume
e sviluppa
nel contesto delle dinamiche internazionali.
Essa, e non e questa una novità, ha sempre avuto un ruolo nelle
dinamiche sociali ed e' quindi logico che nella
contemporaneità,
così aperta e fluida abbia traslato questa capacita a
favore
degli attori che oggi influenzano i rapporti
sociali; non più
gli stati nazionali, come accadeva nel secolo
breve, bensì e
soprattutto, entità molto più indefinite che agiscono
trasversalmente agli stati, costruendo la propria
valenza su
differenti regole e principi.
La criminalità organizzata gioca la sua partita al tavolo
delle relazioni internazionali semplicemente
concedendo i
propri servizi al migliore offerente e già di per sé
questo concetto
denuncia la responsabilità primaria del suo innegabile da
addebitare soprattutto a chi ad essa si rivolge
per i propri
fini, e certo sono in tanti ossia tutti coloro i
quali ambiscono al
potere da ottenere attraverso scorciatoie di per
se stesse
foriere d'illegalità quasi per definizione.
Quindi, ciò premesso, e' possibile passare ad un
lavoro
analitico di individuazione delle matrici comuni a
questi
fenomeni di cointeressenza tra poteri, economici e
politici,
privati, ma anche pubblici, per rendersi conto del
fatto che essa
stessa, la criminalità, quella organizzata e quindi anche quella di
tipo mafioso, spesso finisce per assumere
direttamente il potere
e conseguentemente il controllo di interi stati.
A questo punto si potrebbe cadere nell'errore di
limitare,
sommariamente e superficialmente, la ricerca ai failed
o weaked
States che allontanerebbe l'analisi proprio
dall'aspetto più interessante relativo, invece, a quelle realtà
che pur essendo fortemente infiltrate dai poteri
criminali
riescono a mantenere una facciata presentabile.
Ad ogni modo è, come spesso accade, la geografia
politica a fornirci il giusto
viatico per la nostra ricerca ed analisi su questi
rapporti e
per farlo si deve partire, secondo logica
empirica, dalle innumerevoli
aree di crisi internazionali.
Con la fine degli equilibri del bipolarismo
deterrente, gli USA
hanno commesso l'errore di cullarsi sugli allori
da mono potenza
a stelle e strisce, vittoriosa sull'URSS,
tralasciando la
ricerca e costruzione di un equilibrio internazionale
futuro e duraturo
nella erronea convinzione di non avere più' avversari.
In natura il caos genera sempre qualcosa di nuovo
e diverso ed
altrettanto avviene nell’ambito dell’evoluzione
delle società'
umane che sono in costante mutamento; ed infatti
mentre
gli Sates erano presi nei festeggiamenti
autocelebrativi,
a cui hanno partecipato tutti i paesi europei a
rimorchio,
il mondo andava avanti, andava oltre nella fisiologica
urgenza
di trovare nuovi equilibri. In questo quadro generale
di
vitale mutamento alcuni attori, più' di altri, hanno
colto al balzo le nuove opportunità, ritagliandosi un ruolo
prima impensabile; tra questi due in modo
particolare hanno
saputo imporsi: i poteri economici, in forma anche
lobbistica e
la criminalità' anche in forma organizzata.
I concomitanti cicli economici sfavorevoli hanno funzionato
da acceleratore, volano e catalizzatore per la loro definitiva affermazione.
Ovviamente questa evoluzione ha avuto anche una
vittima che ha
dovuto segnare il passo a favore delle emergenti
forze in campo:
la politica.
E' logico che essa perdesse la propria forza con
l'affermarsi dei nuovi potentati economici e si
piegasse ad essi
consentendo, in linea generale, il depauperamento
delle proprie
prerogative di regolamentazione ed organizzazione
sociale
consentendo, in definitiva, alle lobbies economiche ed alla
criminalità' organizzata di acquisire un ruolo internazionale.
Oggi lo scenario, il tavolo da gioco, e' uno solo;
la dimensione
nazionale e' rilegata alla gestione di affari
minori sempre in sub ordine
ad interessi superiori. Tutti gli stati-nazione sono
-comunque- soggetti
a scossoni generati da forze ad essi esterne.
Recalcitrare non e' solo inutile, ma soprattutto
stupido.
Prima di approfondire l’analisi della natura di questi
attori, e della loro
Valenza, bisogna riconoscere l'elemento scatenante
che e' alla
base di qualsiasi attività' umana: la ricerca del benessere o il
semplice miglioramento delle condizioni vita.
Quindi, va prioritariamente considerato che ogni
forma di
regolamentazione sociale dovrebbe per definizione
anelare al bene dei
propri membri mentre i poteri economici e
criminali perseguono
il fine del proprio stesso benessere. Questo
concetto ha riflessi
non solo oggettivamente morali ma anche pratici
poiché' incide sull'approccio
che
questi attori hanno nell'agone mondiale.
Criminali e lobbies economiche non hanno scrupoli
morali perseguendo
esclusivamente il lucro mentre gli stati teoricamente il bene dei cittadini.
Nella quotidianità, tuttavia, accade che anch'essi,
gli stati, siano afflitti
da deviazioni di natura etica e morale che genera la corruzione
rendendoli permeabili agli interessi criminali.
Si genera in questo modo un coacervo ed una commistione
d'interessi illeciti
che finiscono per avere un peso anche nelle relazioni
internazionali.