Il
governo federale, nell’ambito della complessiva strategia del presidente Pena
Neto di contenimento della guerra tra narcos, che non rappresenta certo un buon
viatico per gli investitori stranieri soprattutto in un momento economico di
congiuntura favorevole per il Messico, ha istituito un’apposita commissione per
lo sviluppo economico, sociale e la sicurezza in Michoacan. A questi due
attori, stato e criminalità organizzata, nell’anno appena trascorso se ne è
aggiunto un terzo: le forze di autodifesa. Queste organizzazioni di cittadini,
reclamando l’assenza e l’incapacità del governo federale di assicurare la
sicurezza delle varie comunità, si sono autoproclamate forze di difesa, si sono
armate e affrontano direttamente i Cavalieri Templari. Ora é evidente che non
si tratta, se non in alcuni casi, di strutture formate da normali cittadini
stanchi del terrore che la narco guerra genera in Messico, quanto piuttosto di
bande di criminali che sfruttano il malcontento generale per armarsi e tentare
distruggendo il cartello dei Cavalieri Templari di prenderne il posto nelle diverse
comunità rurali e cittadine. Questa verità, supportata da diverse fonti, é nota
anche al governo federale che tuttavia ha sfruttato queste forze di autodifesa
per compiere diverse azioni di polizia che hanno permesso di giungere
all’arresto della maggior parte dei personaggi di vertice dei Cavalieri
Templari, eccezion fatta per il più carismatico Servando Gomez Martinez detto
La Tuta, ancora libero.

Il
governo federale, nell’ambito della complessiva strategia del presidente Pena
Neto di contenimento della guerra tra narcos, che non rappresenta certo un buon
viatico per gli investitori stranieri soprattutto in un momento economico di
congiuntura favorevole per il Messico, ha istituito un’apposita commissione per
lo sviluppo economico, sociale e la sicurezza in Michoacan. A questi due
attori, stato e criminalità organizzata, nell’anno appena trascorso se ne è
aggiunto un terzo: le forze di autodifesa. Queste organizzazioni di cittadini,
reclamando l’assenza e l’incapacità del governo federale di assicurare la
sicurezza delle varie comunità, si sono autoproclamate forze di difesa, si sono
armate e affrontano direttamente i Cavalieri Templari. Ora é evidente che non
si tratta, se non in alcuni casi, di strutture formate da normali cittadini
stanchi del terrore che la narco guerra genera in Messico, quanto piuttosto di
bande di criminali che sfruttano il malcontento generale per armarsi e tentare
distruggendo il cartello dei Cavalieri Templari di prenderne il posto nelle diverse
comunità rurali e cittadine. Questa verità, supportata da diverse fonti, é nota
anche al governo federale che tuttavia ha sfruttato queste forze di autodifesa
per compiere diverse azioni di polizia che hanno permesso di giungere
all’arresto della maggior parte dei personaggi di vertice dei Cavalieri
Templari, eccezion fatta per il più carismatico Servando Gomez Martinez detto
La Tuta, ancora libero.
Il problema é che ora il governo, nonostante gli
sforzi fatti ed in corso e malgrado i vari ultimatum sempre rinnovati, non
riesce a far deporre le armi a queste organizzazioni che restano attive nei
rispettivi territori di origine. Con alcuni rappresentati di esse, Alfredo
Castillo, ufficiale di governo che presiede la citata commissione, ha
ripetutamente intavolato trattative arrivando ad una situazione di compromesso
che prevede la data di scadenza dell’11 maggio prossimo per depositare le armi
lunghe da fuoco ed entrare così a far parte delle forze regolari rurali
dell’esercito. Ora, al di la di quanto concretamente accadrà, se e quante di
queste organizzazioni locali lasceranno le armi e si scioglieranno, una cosa è
certa ancora una volta uno stato scende a compromesso con dei banditi per un
giusto fine, rinunziando alla sua prerogativa fondamentale che risiede nel
legittimo esercizio della violenza autorizzando in tal modo altri al suo
esercizio. Ritengo a questo punto indispensabile ricorrere al modello mafioso
delineatosi a seguito della specifica esperienza italiana a cui faccio ricorso
per sostenere quanto deleterie siano queste politiche. Le mafie italiane, nate
sul finire del Settecento hanno avuto la loro prima legittimazione da parte del
potere proprio allorquando sono state chiamate in soccorso dello stato per
gestire situazioni emergenziali. E’ stato così per la mafia siciliana che
nasce, in quegli anni, da quelle
formazioni di criminali assoldate dai proprietari terrieri a difesa dei propri
possedimenti con l’avvallo della legge borbonica oppure ancora, proprio nel
1860 allorché a Napoli, in attesa dell’arrivo di Giuseppe Garibaldi proveniente
dalla Sicilia, il prefetto, con il Re in fuga a Gaeta, si rivolge ai camorristi
arruolandoli nelle fila della gendarmeria per contenere la situazione di sbando
in città. Ovviamente in entrambi i casi si sono generate formazioni criminali
che non hanno mai più spezzato il legame stretto con le autorità ricevendone,
per ringraziamento dell’opera svolta, coperture e favori. Ecco come
l’esperienza storica delle mafie italiane può aiutare a valutare alcune politiche
come quella intrapresa dal governo federale messicano che se da un lato
ottengono, nell’immediato, il risultato di indebolire un’organizzazione
criminale come quella dei Cavalieri Templari, dall’altro creano un problema
ancora maggiore, essendosi piegate ad un accordo con la criminalità che presto
chiederà il conto come certamente vedremo nei mesi e negli anni a venire.
La
ricerca storica, finalizzata a circoscrivere i modelli comportamentali delle
organizzazioni criminali dimostra come alcune dinamiche siano ricorrenti
indipendentemente dagli aspetti antropologici, culturali e geografici che
caratterizzano le singole organizzazioni criminali e quindi è senz’altro utile
il lavoro di comparazione di questi modelli con le realtà criminali contemporanee
al fine di prevederne gli sviluppi per adeguare le relative politiche di contrasto. In tale quadro, nel caso in
argomento, appare evidente che una volta sceso a compromesso con le
organizzazioni di autodifesa –in particolare oggi nello Stato di Michoacan-, ma
in futuro anche nel resto del Paese come sembra scontato, il governo messicano,
non potrà esercitare a pieno le proprie prerogative nei confronti delle stesse
esigendo il rispetto della legge. Questo poiché, come sappiamo, nelle fila di
queste organizzazioni militano membri della criminalità organizzata che
saranno, in qualche modo legittimati da questo tipo di accordi (come nei due
casi italiani). Ed ancora, un domani se l’autorità statale non è stata capace di fronteggiare l’organizzazione dei
Cavalieri Templari non potrà sperare di aver migliore risultato con chi colmerà
il vuoto di potere aperto dal suo indebolimento. Quindi, in sostanza, si
aprirà, con molta probabilità una fase di transizione in cui nuovi attori
criminali sostituiranno i vecchi con l’aggravante che l’aver inglobato i
militanti delle forze di autodifesa nei ranghi delle forze regolari
dell’esercito rurale permetterà a quelli, tra questi criminali, l’esercizio
della forza sul territorio con la legittimazione governativa avvalendosi
ovviamente di tale potere per corrompere i funzionali locali creando in questo
modo ulteriore potere criminale.
In
buona sostanza, percorrere accordi di varia natura, come sta accadendo in altri
paesi dell’America latina è una politica estremamente pericola che non deve
essere percorsa soprattutto in caso di stati deboli sotto il profilo
dell’autorità coercitiva.
Antonio De Bonis