LE FUERZAS AUTODEFENSAS IN
MESSICO
Lo Stato ed il dilemma della sovranità
Fatti:
Il Messico dagli ultimi sette anni è teatro di una
continua violenza diffusa in tutti i suoi stati a causa della guerra tra
organizzazioni criminali per il controllo dei molteplici traffici illeciti
poiché le contingenze, geografiche e storiche, fanno sì che il paese sia
attraversato da flussi enormi di sostanze stupefacenti e migranti. La posizione
geografica del Messico gioca il ruolo principale poiché, in sua ragione, il
paese è l'epicentro di flussi di droghe, principalmente cocaina, ma non solo,
prodotta nel Triangolo del Nord formato dalla Colombia, Perù e Bolivia, e di
migranti provenienti da tutti i paesi dell' america latina, diretti verso il
Nord America.
Le 90.000 vittime circa causate da questa guerra
rivendicano il potere governativo d'esercizio della sovranità nazionale, per lo
più assente, al fine di produrre sicurezza e giustizia per i propri cittadini.
E' in tal quadro che dal marzo di quest'anno si è generato
l'ultimo fenomeno, peraltro abbastanza prevedibile in queste circostanze della
nascita di organizzazioni spontanee di cittadini le fuerzas de autodefensas impegnati a fronteggiare lo strapotere
territoriale delle organizzazioni criminali.
Analisi:
Le circa 70 fuerzas
de autodefensas presenti in altrettante cittadine degli stati maggiormente
afflitti dal problema della criminalità organizzata hanno origine, forma ed
organizzazione eterogenea. Essenzialmente si tratta di organizzazioni che:
●
hanno una forte
connotazione indigena in quanto legate a comunità che negli anni hanno
rivendicato e combattuto battaglie per i propri diritti;
● sono assolutamente spontanee e contingenti senza legami
di sorta più vicine a gruppi di vigilantes armati;
● sono gerarchizzate e dotate, abbastanza stranamente,
di armi anche sofisticate.
Questa categorizzazione mette subito in evidenza i
pericoli che questa nuova emergenza pone ai cittadini stessi e al governo
centrale.
Per prima cosa, ovviamente, le organizzazioni collegate
storicamente a minoranze culturali, in determinate aree, rappresentano una
risorsa più che un problema in considerazione della loro stessa storia di
contatti e negoziati con le autorità centrali. Le seconde, quelle del tutto
spontanee, possono essere agevolmente controllate e ricondotte, tutto sommato
in breve tempo, ad una risorsa se opportunamente gestite, mentre la terza
categoria rappresenta senz'altro un problema da affrontare con attenzione.
Se le prime due categorie possono essere controllate con
politiche di inserimento in strutture di polizia anche cittadine con forme e
regole concordate, addestramento e remunerazione, le ultime avendo
disponibilità economica, desumibile anche semplicemente dall'armamento,
dimostrano di avere alle spalle strutture solide ed organizzate.
Quindi oggi, la presidenza messicana, che ha dato una
svolta alla politica anticrimine preferendo lo sviluppo complessivo della
società piuttosto che il contrasto esclusivamente militare con le singole
organizzazioni criminali, si trova ad affrontare anche l'eventualità che queste
organizzazioni di autodifesa cittadina possano a loro volta essere preda, o
costituite, dalle stesse organizzazioni criminali. Non si tratta di una
possibilità teorica quanto piuttosto, e soprattutto per quelle sorte dal nulla
armate e ben strutturate, di una concreta probabilità anche in considerazione
delle pregresse simili esperienze già maturate in america latina.